La Mostra


Festival di Musica Elettronica

21 maggio 2023

Borgo antico di Castiglione Olona


Anche in caso di maltempo

(SABATO 20 E DOMENICA 21 - EX SALA CONSILIARE)

Kubeart è promotore da sempre di fusioni artistiche: Musica, Arte Visiva, Elettronica sono unite per l'occasione, grazie ai vari performers musicali che interverranno all'evento, ma anche a Simone Berrini, Alessandro Boldini, Stefano Bruno, Alessandro Di Carlo ed Elisa Martignoni che esporranno le loro opere nell'ex sala consiliare di Castiglione Olona. 

DI COSA STIAMO PARLANDO?     (CLICCA PER APRIRE)

La musica elettronica, con i suoi ritmi pulsanti e i suoi paesaggi sonori futuristici, è diventata un fenomeno culturale negli ultimi anni. E' un genere che ha rivoluzionato il mondo della musica e dello spettacolo e si basa su strumenti musicali elettronici, come sintetizzatori, drum machine e computer, per creare suoni e ritmi unici. La musica elettronica esiste dagli anni '50, ma è stato solo negli anni '80 che è diventata mainstream. Uno dei vantaggi più significativi della musica elettronica è la sua versatilità. Può essere utilizzato per creare qualsiasi genere musicale, dall'hip hop alla techno alla classica, alla drone.

Un altro aspetto importante della musica elettronica è il ruolo della tecnologia. Senza tecnologia la musica elettronica non esisterebbe. L'uso di computer, software e hardware ha permesso agli artisti di creare suoni complessi e intricati che non sarebbero possibili con strumenti tradizionali. La tecnologia ha anche reso più facile per gli artisti collaborare tra loro e condividere la propria musica con un pubblico globale.

Infine, la musica elettronica è spesso accompagnata da straordinarie arti grafiche, come copertine di album, video musicali e immagini sul palco. Questi elementi visivi sono importanti tanto quanto la musica stessa, poiché aiutano a creare un'esperienza sensoriale completa per il pubblico. La combinazione di musica e arte visiva è ciò che rende la musica elettronica così unica e accattivante.

Se la musica elettronica viene creata utilizzando software e hardware digitali, anche le arti grafiche possono essere realizzate utilizzando programmi come Photoshop e Illustrator. La tecnologia da sola non basta, però . Ci vogliono creatività e abilità per creare musica elettronica e arti grafiche che si distinguano davvero. Ci vuole una profonda comprensione del mezzo e la volontà di spingere i confini di ciò che è possibile ed è questo che rende la musica elettronica e le arti grafiche così eccitanti. Sono in continua evoluzione, spingono costantemente i limiti di ciò che è possibile. E mentre la tecnologia continua ad avanzare, lo faranno anche le sue applicazioni.

Quindi la prossima volta che sei a un concerto o ascolti il ​​tuo album preferito, prenditi un momento per apprezzare non solo la musica, ma anche l'arte visiva che la accompagna. Perché la loro fusione rende il risultato qualcosa di speciale. 

Come in questo evento.


P.S.: tutte le immagini promozionali del sito, non quelle degli artisti e dello staff, sono state create dall'intelligenza artificiale...

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Simone Berrini

Artista visivo e illustratore nato ad Angera sulle rive del Lago Maggiore. Dagli anni 90 presenta la propria ricerca nel campo dell'arte in numerose esposizioni sia personali che in collaborazione con con altri artisti e collabora in qualità di grafico a diversi progetti, soprattutto in ambito musicale per quanto riguarda la realizzazione della copertina di album. Dal 2013 sino al 2021 si trasferisce in Danimarca dove ha modo di venir a contatto con la cultura scandinava attraverso la frequentazione di numerosi artisti locali e numerose collaborazioni sia a livello professionale che umano. Inizia gli studi in campo artistico presso il Liceo Artistico "Frattini" di Varese ed in seguito ottiene il diploma di laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano discutendo la tesi dedicata ad Andrea Pazienza dal titolo A. Pazienza: sfondamentalismi' curata dal critico e docente Claudio Cerritelli. Le prime opere sono, non a caso, incentrate sull'utilizzo del fumetto come mezzo espressivo. 

Da qui l'acquisizione e l'utilizzo dell'ironia e del sarcasmo che saranno presenti negli anni a venire insiti nel percorso artistico sino ai giorni nostri. Lavora parallelamente a diversi progetti, 

o serie se preferiamo, che vedono l'utilizzo di diverse tecniche espressive per la realizzazione dell'opera, si va dall'utilizzo di pennarelli (laPSICHEdiDELIA series) al carbone (huMONKEYnd series) alla china (ILLUSTRABSTRACTIONS series) ai materiali di cancelleria, quali ad esempio puntine e salvabuchi (i CANCELli di LERIA series) sino ai più famosi dipinti ad acrilico (ANOMALI series). 

Il filo conduttore che unisce l'intero percorso di ricerca in campo grafico ed artistico è l'essere umano contemporaneo, sempre più al passo coi tempi..ma sempre meno umano. 

Ricorrente è l'utilizzo dell'animale quale soggetto dell'opera, soprattutto per quanto riguarda i dipinti dove appare ed ha ruolo quasi di simulacro dell'uomo moderno. 

L'uomo/animale viene rappresentato quasi sempre al centro del quadro, la cui figura risalta anche grazie all'assenza di luogo riconoscibile che faccia da sfondo, quasi ad emulare una fototessera, ossia un essere sempre più isolato in se stesso, e dagli altri, schedato e privato della convivialità che lo rendono parte integrante e attiva all'interno di una società. 

Un essere che subisce i diktat imposti da quella che può essere ad esempio la legge della moda del momento. L'utilizzo dell'ironia non è quindi fine a se stesso, ma diviene il modo più immediato per poter parlare, di argomenti anche più profondi in maniera più d'impatto e, perchè no, positivistica.


Alessandro Boldini

Nasce a Ferrara nell’ottobre del 1957. La famiglia si trasferisce a Varese nel 1962: Alessandro qui cresce artisticamente prima come paroliere e cantante. 

Poi riesce a scrivere e propone canzoni al pubblico con lusinghiero successo.

Ben presto scopre la poesia, attività che ancora oggi è viva dentro di lui ma è la fotografia l’ attività che porta avanti con impegno da circa quarant’anni e con risultati di tutto rispetto.


Fotograficamente si propone con esposizioni presso l’Atelier di Jo a Varese, nelle sale dei Comuni di Arcisate e di Carnago, nel Comune di Biandronno e in varie manifestazioni a tema fotografico. Sue le esposizioni presso la Società Canottieri Varese, Murales a Barasso Torino Milano e Bologna, nel borgo del Sacro Monte di Varese Villa Oliva Cassano Magnago e molto altro. 

Premiato per ben tre volte  in concorsi fotografici di cui uno a Parigi.


Contribuisce come socio fondatore alla nascita di Fotofficina, coprendo la carica di vice presidente, questa, associazione culturale per la diffusione e l’insegnamento della fotografia. Proprio in questa sede Alessandro presenta al pubblico una mostra innovativa dedicata ai grandi murales scoperti negli abbandoni industriali della Provincia di Varese.

All’interno del’associazione si dedica all’insegnamento della fotografia tenendo corsi base e fotografia creativa.


Numerose riviste quali Cartier Art, Focus, Varese Sport e Sportweek hanno pubblicato i suoi scatti fotografici. 

Duttile e poliedrico ama fotografare forme, ritratti, archeologia industriale, colori, concerti....…insomma ama giocare con la macchina fotografica.

Alessandro non si è mai fermato davanti alla fotografia classica o convenzionale pur apprezzandola, e ormai da anni ama sperimentare ed è sempre alla ricerca di nuove soluzioni fotografiche. 

Riuscirà a stupirci in futuro, di questo ne sono certo e vedremo sicuramente lavori che riusciranno a conquistare l’interesse degli addetti ai lavori 


Critico fotografico

Guido Meschieri  


Stefano Bruno

L'alchimia di Morfeo

 

Questo è il “manifesto” della mia arte grafica, ma, per molti aspetti, può essere applicato anche alla parte musicale e, senza dubbio, a quella multimediale e di arti miste. I sogni sono in grado di spiegare e collegare ciò che da svegli non riusciamo a cogliere. Sono così reali ad occhi chiusi, capaci di trasmettere sensazioni, di comunicare al di là del verbo, di trasmutare volti, paesaggi e situazioni rese familiari da qualche analogia nascosta nel nostro subconscio. Non hanno inibizioni e ci mostrano ciò che noi stessi neghiamo. Una volta svegli spesso sfumano, ci lasciano un sentore di ciò che abbiamo vissuto tra le braccia di Morfeo, senza nitidezza, come il retrogusto di un buon vino o di un cattivo medicinale. I colori sbiadiscono, i tratti si confondono, ma la sensazione rimane. 

Come un novello alchimista, provo a rendere immagine questa sensazione evanescente tipica del risveglio, elaborando fotografie e, attraverso la sovrapposizione di filtri, rendo astratto il concreto. In pochi (e non sempre) si è capaci di prendere il comando nei propri viaggi onirici; per questo, anche nel processo creativo, mi sono lasciato guidare dal non ragionato. La parte artistica è delegata al computer, senza una consapevolezza del risultato finale: mi limito ad accettare o rifiutare il lavoro dei filtri digitali, come destandomi da un sogno o agendo forse io in codice binario, come un elaboratore. Questa idea di invertire il lavoro dell'uomo e dello strumento nel creare un'opera d'arte, nasce diversi anni fa con il gruppo “Die Rot(t)enblumen”, creato con l'amico Alessandro Di Carlo. Queste opere vanno viste da una certa distanza, lasciandosi coinvolgere dai colori e dalle forme e, con libero arbitrio, si può provare a ricostruire cosa fosse in origine l'immagine di partenza. Assumere lo stesso distacco che si ha nel sogno, immergendosi in esso pur restandone fuori, offre l'opportunità di cogliere ciò che ci viene subliminalmente trasmesso. Sogniamo e viviamo, quindi, augurandoci di poter sempre capire quali siano i sogni che possiamo tramutare in realtà e quali debbano rimanere entro i confini del regno di Morfeo.

Alessandro Di Carlo

Die Rot(t)enBlumen




’Chi’, sta facendo ‘cosa’? Una volta di più, e con più forza. Ma l’idea stessa di “soggetto creatore”, non potrebbe essere un abbaglio? Non è l’artista “homo faber” che “crea” quanto il complesso mondo-artista-mezzo e ritorno… Riusciremo a far calcolare al nostro computer il vero nome di Dio? Probabilmente no, probabilmente possiamo giocare e cercare i limiti, alla maniera dell’arte o della scienza o della filosofia… dei fannulloni insomma! Alla fine suscitare solo meraviglia e piacere in uno spettatore o al massimo, con un po’ di fortuna…? A volte l’artista condivide con lo psicotico il desiderio di far entrare l’interlocutore nei propri processi mentali … forse perché anche l’arte è, in un certo senso, un processo psicotico… Attraverso l’animazione ed il morphing lo spettatore può rendersi conto del processo di trasformazione in corso, nei suoi passaggi. Si può creare una “trama” autoreferenziale dell’opera che renda conto dei passaggi e che addirittura ne permetta di nuovi, in forma interattiva, a gusto dell’osservatore. Quest'ultimo si può muovere all’interno di una coreografia fatta con suoni, colori e forme in una sorta di azione cinematografica sintetizzata fino all’astrazione. In realtà esperimenti del genere sono già stati realizzati ma con mezzi decisamente costosi, Die Rot(t)enBlumen, almeno per ora, vuole essere più semplice, “popolare”, più “orizzontale”: facile da fruire.  Arte quasi in forma epistolare e con diritto di replica. Forse, ora è possibile realizzare il “giuoco delle perle di vetro” descritto da Hesse: nel computer, ogni materiale espressivo diviene, una volta digitalizzato, sostanzialmente “la stessa cosa”. Una sequenza numerica che diviene una variazione di tono musicale che diviene una variazione di colore che diviene … chissà? Federico il Grande di Prussia propone a J. S. Bach un tema musicale di sua composizione dal quale improvvisare delle fughe a più voci. Il tema è complesso: ritmo irregolare e altamente cromatico (molte note fuori tonalità) e Bach riesce ad improvvisare una fuga, prima a quattro voci, poi a cinque, e infine a otto voci… Successivamente Bach, tornato a Lipsia, scrisse una raccolta di fughe e canoni che fece stampare con il titolo Musikalisches Opfer (offerta musicale). Bach inviò una copia speciale al Re recante, sulla pagina che precede il primo foglio di musica, la scritta: Regis Iussu Cantio Et Reliqua Canonica Arte Resoluta (“per ordine del re, il canto e il rimanente risolto con arte canonica”) Sono dieci composizioni, “canoni” che Bach non completò mai di suo pugno; li lasciò in forma enigmistica perché dovevano essere infine risolti dal destinatario seguendo le regole canoniche della fuga… anzi della sua forma più rigida ed austera: il “Ricercar”. RICERCAR Acrostico della scritta precedente… “Chi” ha fatto “cosa”?

Elisa Martignoni

Elisa Martignoni, vive e lavora in provincia di Varese. La passione per la fotografia l’ accompagna da molto tempo, ma solo poco più di tre anni fa ha iniziato ad affrontare la fotografia in modo concreto e professionale, riuscendo a trasformare il suo interesse e la sua passione in arte fotografica.

La fotografia per Elisa è l'oggettivazione della sua soggettività, il momento in cui il suo modo di vedere (e quindi la sua soggettività) diventa tangibile, un'istanza oggettiva che riesce a condividere con gli altri.

Elisa è capace di confrontarsi e di ritrarre tutto ciò che le dà emozione.

Non esagero nel descrivere Elisa come la fotografa della strada e metterla, a mio avviso, di diritto tra i fotografi coraggiosi che riescono a raccontare, fotograficamente, la vita al limite di queste persone, VULNERABILI che vivono la strada come la loro unica ragione di vita.

La sua capacità sta nella ricerca dell’anima nascosta sia nelle persone che nelle cose che la circondano, riuscendoci egregiamente e regalando emozione a chi osserva i suoi scatti.

Il suo approccio alla fotografia è improntato alla spontaneità, non ama la staticità, semplicemente si muove nella scena cercando il modo migliore per raccontare ciò che sta accadendo intorno a lei, inseguendo i particolari e tentando di catturare i momenti unici, gli aspetti curiosi, le peculiarità di una situazione.

Elisa ha immortalato l’attesa, lo scorrere del tempo bloccando nel fotogramma chi aspetta dormendo, chi si riposa aspettando, proprio davanti ad una nota marca di orologi, l’occhio veloce e attento di Elisa riesce a darci attimi di vita che per molti passano inosservati, ma in realtà sono scatti carichi di significato.

Un’ artista mai doma nella ricerca di tecniche ed espressioni fotografiche.

Elisa Martignoni è ormai una figura costante nel panorama dei fotografi della provincia Varesina

Nuovi progetti sono in cantiere per confermare ulteriormente la sua personalità in questo ambito.

Piero Martini A.